LA PSICANALISI SECONDO
SCIACCHITANO

"TU PUOI SAPERE, SE CONGETTURI"

creata il 10 luglio 2013

 

 

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Sul metodo congetturale

Sistemando nell’interesse dei posteri la mia bibliografia, sono incappato in uno scritto che avevo completamente dimenticato: la tesi di specialità in Psichiatria del 1979-80, che mi valse un non piccolo riconoscimento, addirittura la lode. Il titolo, rigorosamente accademico, suonava:

Esperienze di formazione in psichiatria, ovvero alcune applicazioni del metodo congetturale.

Metto in rete questo testo per chi abbia interessi archeologici. Tuttavia, lo riprendo in questo sito di psicanalisi non per autocompiacimento, ma per prospettare un ulteriore sviluppo dell’argomento “congettura” che in accademia, in particolare in una clinica universitaria orientata al trattamento del caso singolo, non ho avuto modo o occasione di sviluppare.

Intendo la dimensione collettiva che ogni congettura automaticamente instaura.

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Parto ab ovo, cioè dalla definizione: la congettura è un’affermazione non dimostrata né confutata, cioè né vera né falsa, cioè è un’affermazione che esula dalla logica apofantica di Aristotele, come le domande, le interiezioni o i comandi.

Dal punto di vista intuizionista la congettura è un’affermazione falsa, essendo in attesa di verità, cioè di dimostrazione o di confutazione; all’inizio dell’operazione di spoglio tra vero e verosimile, Cartesio avrebbe considerato falsa ogni congettura.

Ma da chi attende la propria verità la congettura? Dall’altro e dagli altri, a ognuno dei quali la congettura chiede, quasi ordina: “Dimostrami che sei bravo” (“Se sei cattivo, riuscirai a confutarmi con un controesempio”). Questo è il primo livello di collettivismo che la congettura convoca.

Poi c’è un secondo, più riposto, senso collettivo.

La congettura, tipicamente quella matematica, si esprime come il sintomo isterico, rivolto alla mancanza dell’altro. Chi scova una congettura dimostra qualcosa: che l’altro non sa, ovvero che nel sapere dell’altro c’è un buco. Ultimamente, la congettura è la sfida rivolta all’altro a colmare il proprio vuoto di sapere; insomma, a mettersi epistemicamente in regola.

Si tratta quasi di una sfida ad personam. La “vera” congettura non chiede di dimostrare ciò che è oggettivamente impossibile dimostrare, per esempio la coerenza dell’aritmetica all’interno dell’assiomatizzazione di Peano. Questa non è una vera congettura, perché si sa dimostrare che della coerenza dell’aritmetica manca sia la dimostrazione sia la confutazione. Lo dimostrò Gödel nel 1931: in questo caso non si tratta di una congettura, ma di un enunciato indecidibile. Vera congettura fu, invece, quella che nel 1742 Goldbach sottopose a Eulero, chiedendogli di dimostrare che ogni numero dispari si può scrivere come somma di tre primi. Con questo semplice enunciato Goldbach scovò nell’immenso sapere matematico personale di Eulero un buco, che il grande matematico non seppe colmare. In risposta a Goldbach, Eulero seppe solo controcongetturare che ogni numero pari è la somma di due numeri primi. Un po’ poco come dimostrazione. Successe alla congettura di Goldbach quel che nei secoli successe al postulato della parallela di Euclide. Chi credeva di averlo dimostrato a partire dagli altri assiomi (Euclide stesso!) riuscì solo a porgerne una versione equivalente.

A quel punto, la smagliatura epistemica non era più nel sapere di questo o di quel singolo individuo, ma era diventata pubblica: si era prodotta nel collettivo di pensiero matematico – direbbe Fleck; il vuoto di sapere aderisce tuttora a tutti coloro che se la fanno con i numeri interi. (Che io sappia, dopo la dimostrazione nel 1995 dell’ultimo teorema di Fermat, quella di Goldbach è una delle più vecchie congetture matematiche tuttora resistenti alla dimostrazione, posto che gli antichi Greci non amavano congetturare; e anche questo sarebbe un argomento degno di un approfondimento storico che ne spieghi le ragioni).

Chi mi legge si tranquillizzi. In questa pagina non intendo scrivere un capitolo di storia della matematica. Non essendo una storia dell’essere ma del sapere, fondamentalmente una storia pacifica, senza guerre e senza morti ammazzati, com’è regolarmente la storia dell’essere, la storia della matematica mi serve solo come spunto analogico per chiarire un tratto peculiare del metodo congetturale, che lo rende adatto alla clinica psichiatrica e ancora di più alla clinica psicanalitica.

Allora entro in argomento.

Già qualcuno si sarà interrogato sulla stravaganza del titolo della mia tesi: come può un metodo che applica delle congetture promuovere la formazione “psi”?

Rispondo che l’applicazione del metodo congetturale alla malattia mentale è inevitabile, perché la malattia mentale stessa, dal banale tic all’enigmatica grande follia delirante, prima di essere un mito (come già negli anni Sessanta sosteneva l’ormai classico Szasz), è una congettura. È una congettura come è una congettura la mente (che produce congetture); in particolare è una congettura la mente dell’altro.

Se penso, sono – pensava Cartesio. L’essere è, se il pensiero è; ma il pensiero è? Siamo sicuri che ci sia del pensiero, e come possiamo essere sicuri? Ci vorrebbe un metapensiero per certificare che il pensiero è pensiero; ma il metapensiero, se esistesse, sarebbe ancora un pensiero, quindi non se ne esce: il pensiero è originariamente una congettura. A maggior ragione è una congettura il pensiero dell’altro. Di fronte all’altro, io suppongo che l’altro pensi come me, o che abbia una mente come la mia, ma nulla me ne dà la certezza come nulla me lo confuta.

Come si vede, il contesto originario – oggi si ama dire “intersoggettivo”, ma si dovrebbe dire più propriamente “intercongetturale” – in cui sincronicamente ci troviamo io e l’altro, è congetturale. Per comprendere me stesso, non meno che per comprendere l’altro, sono costretto a congetturare. Se si accetta l’indicazione spinoziana che gli affetti siano idee “false”, cioè meno chiare e distinte delle idee pensate da dio, la congetturazione risulta, poi, inevitabile in campo affettivo. L’empatia su cui tanto insistono gli analisti esistenziali è un’operazione intellettuale prima che affettiva, perché implica l’intuizione congetturale degli affetti dell’altro, che non sono né perspicui né disponibili alla dimostrazione matematica. Pure per agire sono costretto a congetturare; prima di compiere qualunque atto morale, devo congetturare le conseguenze. Lungi dall’essere categorica, come pretendeva Kant, ogni morale è originariamente congetturale; par provision – diceva Cartesio.

Questa è una delle possibili giustificazioni a priori del metodo congetturale nella formazione “psi”: in me e nell’altro esiste un vuoto di sapere con cui dobbiamo fare i conti sia per essere sia per divenire, cioè per agire. Forse più rilevante, in epoca scientifica, è la giustificazione a posteriori. Dopo l’avvento della scienza e la decadenza delle grandi sistemazioni filosofiche e religiose, esiste la libertà di pensiero. Il folle è libero di pensare il proprio delirio come io il mio buon senso, a patto che ci assumiamo entrambi e reciprocamente le responsabilità del nostro modo di pensare.

Nella mia tesi di psichiatria di trent’anni fa ho esposto i risultati dell’applicazione del metodo congetturale nel modo di affrontare il caso clinico psichiatrico, sia durante le esercitazioni del corso di psichiatria sia durante la cura in reparto o in ambulatorio. Il punto insistito di quella tesi è che il metodo congetturale, essendo in partenza senza verità, non impone nessuna verità precostituita al paziente, pur non essendo estraneo alla verità. La congettura è una quasi verità (una mezza verità) e il metodo congetturale è, se non proprio oggettivo, risulta almeno neutro: rispetta la libertà di pensiero del paziente. Però di una qualche congettura non si può fare a meno, per orientarsi ed eventualmente falsificarla o dimostrarla. Pitagora – sostiene Naville, dovette congetturare il proprio teorema prima di dimostrarlo vero e sacrificare a Zeus un’ecatombe di buoi in ringraziamento.

Naturalmente in ambito “psi” c’è congettura e congettura; non sono tutte uguali le supposizioni. Ci sono le congetture edipiche di stampo freudiano, più mitologiche che scientifiche; ci sono le congetture sui traumi infantili reali, che tanto filo da torcere hanno dato e danno agli operatori “psi”; ci sono le congetture sugli archetipi o sulla fuorclusione del Nome del Padre nella genesi della psicosi. La stragrande maggioranza delle congetture sulla malattia mentale è infalsificabile, o non scientifica, quindi conviene farne uso con prudenza, orientandosi più a confutarle che ad “applicarle” al caso. Se trent’anni fa ho avuto qualcosa da insegnare a studenti e giovani medici è stato proprio questo: non applicate schemi precostituiti al malato; se avete degli schemi, lasciateli in sospeso; lasciate al tempo del colloquio l’opportunità di scegliere tra uno schema o l’altro; sarà il paziente stesso, con il materiale prodotto, a scegliere lo schema o la congettura più probabile.

“Probabile” – questa parola mi obbliga a un lungo inciso per permettere a chi legge di appropriarsi concettualmente della tricotomia di Peirce, che distingue tra deduzione, induzione e abduzione, e chiarisce molte cose in materia.

“Deduzione”: è il passaggio dal generale al particolare. Ho un sacchetto pieno di palline bianche. So per certo che, se ne estraggo una, sarà bianca.

“Induzione”: è il passaggio dal particolare al generale. Ho estratto dal sacchetto 10 palline bianche; la probabilità che siano tutte bianche è molto alta ma non è la certezza; in particolare la probabilità che l’undicesima pallina estratta sia bianca è “solo” 11/12, in base alla formula di Laplace (1814).

“Abduzione”: è il passaggio dal particolare a un particolare generale. In questo caso si ha più di un sacchetto, diciamo tre; nel primo sacchetto il rapporto tra palline bianche e palline nere è di nove a uno; nel secondo di uno a uno; nel terzo di uno a nove. Da un sacchetto a me ignoto qualcuno ha estratto dieci palline, di cui sei sono bianche e quattro sono nere; da quale sacchetto è più facile che provengano? Risponde il teorema di Bayes (1763), un teorema molto semplice e intuitivo, che calcola le cosiddette probabilità inverse o probabilità delle cause.

Non entro nei non difficili dettagli tecnici, perché quel che mi interessa è il concetto.

L’abduzione è la diagnosi che il medico fa al letto del malato o il meccanico davanti al motore che non parte. Entrambi hanno una serie di ipotesi: uno la serie di agenti morbosi, l’altro la serie di possibili guasti, e, in base ai sintomi rilevati, devono scegliere il guasto più probabile e intervenire di conseguenza.

Alla luce della tricotomia peirceana, il concetto è semplice: l’uomo di scienza non deduce, non induce e non abduce; opera con congetture come il medico o il meccanico, ma diversamente dal medico o dal meccanico non mira a confermarle; non cerca addirittura di scegliere quella maggiormente confermata (il termine tecnico è “corroborata”) dai fatti empirici. L’uomo di scienza che opera empiricamente mira a falsificare le congetture, non a verificarle. (In ciò la mia epistemologia si differenza dal fallibilismo verificazionista che Ernest Naville espone in “Logica dell’ipotesi” (1880)). In altre parole, l’uomo di scienza mira alla certezza assoluta, non solo a quella probabilistica; e questa certezza può darla solo la falsificazione (allora è una certezza negativa), mai la conferma o, come la chiama Naville, la verifica. Con la conferma siamo nel caso induttivo che sta sempre sotto la soglia della certezza (probabilità = 1).

In ciò lo psichiatra e – sostengo – ancor più lo psicanalista, opera in modo più simile all’uomo di scienza che al medico. Data la congettura, qualunque essa sia, l’importante per lui è confutarla. Mi va bene la congettura freudiana dell’Edipo, purché io possa confutarla alla prova dei fatti clinici. Con questa precauzione mentale, però: se i fatti clinici si limitano a confermarla, non vuol dire che quella congettura sia universalmente vera. Il prossimo caso può ancora smentirla.

Insomma, quel che mettevo in evidenza nella tesi di trent’anni fa è che il metodo congetturale è un modo di lavorare con l’incertezza per arrivare, come nella dimostrazione per assurdo, alla certezza del contrario. Trent’anni fa non parlavo ancora di saper operare con l’ignoranza, ma ero molto vicino al discorso che faccio oggi. Aggiungo che il discorso di oggi – saper lavorare con ciò che non si sa – ha una marcia in più rispetto a quello di ieri: si estende facilmente al lavoro collettivo.

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Il 21 dicembre 1924 da Vienna Freud scriveva a Groddeck: “È difficile praticare la psicoanalisi isolati; si tratta di un’attività squisitamente collettiva”.

Nonostante tutto, Freud rimane la fonte più attendibile di intuizioni psicanalitiche, che restano valide anche quando rimasero lettera morta per il fondatore.

È il caso della dimensione collettiva della psicanalisi. Freud riuscì a costruire il proprio collettivo psicanalitico come rito che attualizzava il mito dell’orda primitiva, così come ce l’ha proposto nell’ultimo capitolo di Totem e Tabù (1913). Il mito dell’orda primitiva presenta – direi – il grado zero della dimensione collettiva: tutti soggetti all’Uno, che è prima l’Uno reale, cioè il Padre vivo, e poi l’Uno simbolico, cioè il Padre morto o la Legge. Tra i singoli non esiste interazione collaborativa; i singoli sono monadi che esistono solo in rapporto all’Uno con cui sono identificati. La società analitica di Vienna, prima, e l’IPA, poi, si sono strutturate in modo non molto diverso dall’orda. L’IPA forse è ancora più rigidamente “orda”, perché dopo la morte di Freud e per influenza della psicanalisi americana è andata sempre più orientandosi a un fine che Freud non condivideva: l’applicazione esclusiva della psicanalisi come cura medica delle nevrosi.

La struttura medica è due volte antitetica rispetto al metodo congetturale.

In primo luogo, la medicina non tollera il metodo congetturale perché lo applica a rovescio: per confermare le congetture, anziché falsificarle. La medicina applica una fallacia eziologica del tipo: se piove è bagnato, ma è bagnato, quindi ha piovuto, probabilmente sbagliando meno di una volta su mille.

In secondo luogo, la medicina non tollera il metodo congetturale, perché non ammette congetture nuove rispetto a quelle codificate stabilmente nell’Enciclopedia medica. È proprio qui, nell’innovazione congetturale, che agisce la dimensione collettiva del discorso scientifico. La chiamerei la dimensione dell’altro. Come abbiamo visto all’inizio, l’altro è colui che propone nuove congetture, che apre nuovi buchi nel sapere che costituisce il fondamento del legame sociale tra persone interessate alla psicanalisi. Se nuovi buchi non si aprono, se la psicanalisi resta una dottrina codificata una volta per sempre, la psicanalisi muore per mancanza di ossigeno. Creare nuove congetture è, per il discorso scientifico, tanto, se non più importante, che falsificarle.

Ma creare nuove congetture è compito di tutti, non del singolo in posizione di maestro. Creare nuove congetture scientifiche è il compito specifico del collettivo scientifico. (Questo punto non fu mai ben trattato da Popper, che non concepiva le congetture come innovazioni di pensiero, ma le considerava rappresentazioni sempre meglio adeguate alla realtà. In fondo, Popper fu e rimase aristotelico-tomista. Per la teoria dei collettivi di pensiero è meglio rivolgersi a Ludwik Fleck).

Infatuato dall’idea di trasmettere la propria invenzione come ortodossia, Freud non intravvide il pericolo, che i “veri” religiosi conoscono bene, e non seppe, quindi, evitare le eresie che conseguono necessariamente a ogni ortodossia.

Il guaio fu che non la videro neppure i suoi allievi, che caddero nella trappola di una religione senza dio. Oggi le associazioni psicanalitiche sono organizzate come piccole chiese, ognuna con la propria piccola ortodossia, che ogni “fedele” deve imparare a confermare .

Risultato: non si creò mai un collettivo scientifico di psicanalisi; i diversi collettivi di psicanalisi, che hanno variamente punteggiato il cosiddetto movimento psicanalitico, dalle associazioni professionali alle scuole di formazione per psicoterapeuti, rimasero bloccati a livello dell’orda; anche quando si separavano per scissione dall’orda-madre, le figlie rimanevano strutturate come orde. Il meccanismo era sempre lo stesso; sulle prime c’è uno che insegna e gli altri che imparano senza obiettare; poi c’è una dottrina saldamente stabilita e trasmessa da didatti riconosciuti che all’allievo non lasciano altra possibilità che conformarsi. È scienza questa?

Come uscirne? Rilanciando il metodo congetturale.

Per approdare dove? A una psicanalisi veramente collettiva, che io chiamo metaanalisi o analisi dell’analisi, incurante del dettato del mio maestro: Il n’existe pas de psychanalyse collective, comme il n’existe pas d’angoisses ou de névroses de masse. (Entretien de Jacques Lacan avec Emilia Granzotto, 21 nov. 1974. “Non esiste psicanalisi collettiva, come non esistono angosce o nevrosi di massa”.) Dopo tutto, trasgredisco a cuor leggero, perché proprio dallo stesso maestro ho appreso il valore della congettura come facente funzione di verità (anche se detta a metà), al punto da rinominare le scienze umane come scienze congetturali.

E a questo punto rimando alla tesi citata, dove parlo proprio di questo.

questo testo per chi abbia interessi archeologici. Tuttavia, lo riprendo in questo sito di psicanalisi non per autocompiacimento, ma per prospettare un ulteriore sviluppo dell’argomento “congettura” che in accademia, in particolare in una clinica universitaria centrata sul trattamento del caso singolo, non ho avuto modo o occasione di sviluppareul trattamento del caso singolo, non ho avuto modo o occasione di sviluppare.olare in una clinica universitaria centrata sul trattamento del caso singolo, non ho avuto modo o occasione di sviluppare.o di psicanalisi non per autocompiacimento, ma per prospettare un ulteriore sviluppo dell’argomento “congettura” che in accademia, in particolare in una clinica universitaria centrata sul trattamento del caso singolo, non ho avuto modo o occasione di sviluppare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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